Stallone e Rocky Balboa, quarantennale del film

Sylvester Stallone e Rocky Balboa. I 40 anni di Rocky. Stallone: “È lui il mio migliore amico”. Le difficoltà economiche, la sopravvivenza nella periferia di Filadelfia, l’amore per Adriana, gli infortuni, l’amicizia, la lealtà.

di Chiara Ugolini 

stallone-rocky-balboaIl 21 novembre 1976 usciva nei cinema americani il primo capitolo della saga che avrebbe trasformato un attore sconosciuto in una star mondiale, tutto grazie ad un incontro di boxe visto in una sala cinematografica. Quando l’11 gennaio scorso, sulle note del tema di Bill Conti, Sylvester Stallone è salito sul palco dei Golden Globe per ricevere a 69 anni il suo primo vero riconoscimento tra commozione e sbalordimento e una platea di addetti ai lavori che gli tributava una standing ovation, il suo pensiero è andato a “Rocky Balboa, il mio amico immaginario, il mio migliore amico”.

Stallone non sarebbe stato il divo mondiale, amato ovunque senza Rocky Balboa, il protagonista di una saga di sei film e uno spin off, che lo stesso Stallone ha creato dopo essere stato affascinato dall’incontro tra Muhammad Alì e Chuck Wepner, visto in un cinema di Los Angeles. Per festeggiare il quarantennale di questo film culto su Sky cinema un canale dedicato fino al 20 novembre con tutti i film della saga compreso l’ultimo, Creed per il quale Stallone ha vinto il Golden Globe. 

Stallone: “Rocky e io, determinazione e talento”
Stallone e Rocky, Stallone è Rocky, il personaggio e la persona si confondono e spesso la vita del boxeur e quella del suo interprete si sono incrociate nei momenti chiave. D’altronde già il 1° novembre del 1976, venti giorni prima che uscisse il film al cronista del New York Times che lo incontrava per farne un ritratto, Stallone raccontava: “Ci sono alcuni paralleli tra Rocky e me. Rocky ha determinazione, intelligenza e talento per essere un campione, ma nessuno lo aveva notato prima. E poi quando un’opportunità arriva, tutti dicono Ehi c’è Rocky, è bravo. È quello che è successo a me. Entrambi quando finalmente abbiamo avuto un’opportunità abbiamo tenuto duro e siamo andati fino in fondo. Questo è il principale punto di contatto tra noi”.

3 giorni di scrittura con una penna bic
Stallone, che sognava di fare l’attore ma che fino ad allora aveva ottenuto solo piccole parti,  seduto nella platea di quel cinema si era detto: “Perché non raccontare di ambizione soffocata e sogni spezzati, di persone sedute sul bordo della vita a vedere i loro sogni morire?” E dopo aver passato un mese ad incubare la storia si è messo a scrivere; la leggenda narra che la sceneggiatura venne scritta in soli tre giorni e mezzo compresa una sessione di venti ore filate. Sly, una penna Bic e un blocco di fogli, cominciava a scrivere alle sei del mattino, soltanto alla fine la moglie Sasha l’avrebbe battuta a macchina. Così trasformò il pugile grezzo ma resistente Wepner in un ragazzo italoamericano con pochi mezzi ma tanta passione, esattamente come lui, che lotta per emergere sul ring ma anche nella vita. Le difficoltà economiche, la sopravvivenza nella periferia di Filadelfia, l’amore per Adriana, gli infortuni, l’amicizia, la lealtà. Quella storia faceva gola ai produttori Irwin Winkler e Robert Chartoff che arrivarono ad offrirgli anche 265.000 dollari per la sceneggiatura, ma Stallone aveva messo una condizione: avrebbe dovuto lui interpretare Rocky e non Burt Reynolds, James Caan o Ryan O’Neal, nomi che erano stati fatti dalla produzione. Alla fine Stallone ottenne quello che voleva e anche di più poiché si era mantenuto il 10% sugli incassi.

Parenti, cani e la boxe sei ore al giorno
Il film venne girato a basso costo in soli 28 giorni, in parti minori Stallone mise molti dei suoi parenti: suo padre Frank nel ruolo del cronometrista nella scena del combattimento, suo fratello Frank jr. in quelli di un musicista di strada, persino il suo bulmastiff Butkus è stato scritturato per interpretare il cane di Rocky. Per prepararsi l’attore, con un passato di guardiano dello Zoo di Central Park (puliva le gabbie dei leoni), di maschera del cinema (venne licenzato per aver cercato di rivendere un biglietto di M.A.S.H. per venti dollari) e di porno attore (il film uscì anche in Italia dopo il successo di Rocky con il titolo di Stallone italiano), per cinque mesi si era allenato sei ore al giorno per diventare un vero boxeur.

Boom al boxoffice e pienone di nomination, però… Il film nel giro di pochissimi mesi si rivelò un successo straordinario di pubblico e critica, con tre Oscar vinti (miglior film, miglior regia e miglior montaggio) e ben sei nomination. Costato poco più di un milione di dollari, ne incassò 225 laureando il suo protagonista e ideatore come stella mondiale. Stallone divenne il terzo uomo nella storia del cinema, dopo Charlie Chaplin e Orson Welles, a ricevere la nomination all’Oscar sia come sceneggiatore che come attore per lo stesso film senza però poi aggiudicarsi nessuna statuetta.

Una saga autobiografica
Rocky tornerà più e più volte nei successivi 40 anni, segnando un interessante parallelo con la vita del suo interprete: nel secondo episodio della saga Rocky è ricco e famoso ma inadeguato al ruolo proprio come lui, nel terzo il pugile è cambiato come pure lo stesso Stallone è più a suo agio nel mondo dello star system, nel quarto (anni Ottanta, piena Guerra fredda) la politica fa capolino nel mondo di Rocky e contro Ivan – “ti spiezzo in due” – Drago Stallone diventa il baluardo americano contro i russi.  Il quinto capitolo è quello più difficile per Rocky-Stallone, gli anni Ottanta sono finiti, è il tempo dei tradimenti e delle delusioni, e lo stesso Rocky ha trascurato la famiglia per occuparsi di un pupillo che gli si rivolterà contro. Lo stesso Stallone ammetterà di essere stato un padre scostante con i suoi figli maschi (Sage morto nel 2012 per infarto dopo essere apparso accanto al padre proprio in Rocky V e Seargeoh affetto di autismo) e di aver cercato di rimediare con le tre figlie femmine avute dalla modella Jennifer Flavin: Sophia Rose, Scarlet Rose  e Sistine Rose che stavano con lui la notte dei Golden Globe. Con Rocky Balboa Stallone compie il percorso che voleva per il suo Rocky che non è più giovane, si è ritirato dalla boxe, ha aperto un ristorante che porta il nome di Adriana, il suo grande amore, (Stallone con gli amici Willis, Demi Moore e Schwarzenegger ha lanciato i fastfood Planet Hollywood), ma ci sarà ancora un grande ultimo incontro.

Ancora una volta, Rocky Balboa.
Stallone aveva dichiarato di aver appeso al chiodo il guantone di Rocky poi è arrivato questo ragazzo di ventinove anni, un solo film all’attivo, che ha creato un nuovo personaggio (un figlio illegittimo del grande rivale-amico Apollo Creed) e ha consegnato a Stallone il suo grande riscatto. “La vita è così ricca di misteri e questo è il più grande di tutti. Non avrei mai creduto di tornare a interpretare Rocky, invece con questo film ha avuto un’altra occasione, un’opportunità di riscatto. Un giovane regista, Ryan Coogler, è arrivato con la sua visione del personaggio e per me questo film rappresenta veramente il punto più alto della storia di Rocky. Anche perché io ai tempi del primo film ero troppo giovane e ingenuo e non mi ero ancora reso conto di quanto fosse dura la vita”.   (  http://www.repubblica.it  )

 

   di Chiara Ugolini
    (21/11/2016)

 

 

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