I Borboni e l’Asprinio, intervista a Nicola Numeroso

Nicola Numeroso, passione, dignità, e soprattutto rispetto per la sua terra, Lusciano, nell’agro aversano, qui, l’Azienda “I Borboni”, produce vini di qualità dallo storico vitigno l’Asprinio.
di Michele Luongo

I Borboni e l’Asprinio, intervista a Nicola Numeroso
Nicola Numeroso, azienda I Borboni

Ho avuto il piacere di conoscere Nicola Numeroso, titolare dell’azienda “I Borboni”, di Lusciano in provincia di Caserta, sul Lago di Garda in occasione della presentazione del Catalogo 2020 di Proposta Vini, un’importante azienda di selezione e commercializzazioni vini italiani di qualità nel mondo. Nel degustare un suo vino, lo spumante “I Borboni” Brut, Asprinio, fresco, fragrante con quella vivacità tipica del vitigno che le dona eleganza, ascoltavo le parole del produttore, Nicola Numeroso, che mi giungevano cariche di passione vera, erano parole sentite che provenivano dal cuore. Orgoglio e dignità, e soprattutto rispetto per la sua terra di cui né testimone.

A Nicola Numeroso chiediamo come nasce e con quale motivazione il Marchio “I Borboni”?

Il marchio I Borboni nacque dopo una serie di sfortunati eventi, quali la chiusura di due aziende che ritiravano le uve della famiglia Numeroso (la Buton che utilizzava l’Asprinio per produrre brandy e la Cirio che invece lo utilizzava per produrre aceto) ed una profonda crisi territoriale sia economica che sociale.

La famiglia si trovò di fronte ad un bivio ed invece che estirpare le piante di Asprinio, data la richiesta nulla delle uve, decise di lavorare tali uve ed imbottigliarne il vino ricavato dalla fermentazione dei mosti. Così nel 1982 venne registrato il marchio “I Borboni”, in omaggio al glorioso popolo dei borboni, soprannome dato al popolo meridionale che visse l’epoca d’oro del Sud Italia. 

In che modo si è avvicinato alla produzione del vino

E’ stato mio padre ad avvicinarmi a questo mondo. Per mia fortuna ho trascorso molto del mio tempo al suo fianco sin da bambino (ho visto con i miei occhi i lavori di ristrutturazione dell’antica casa di famiglia che hanno portato alla nascita della nostra cantina) e seppure lui fosse fermamente convinto che io dovessi prendere una strada tutta mia grazie al percorso di studi intrapreso, quando è venuto a mancare quel triste cinque Dicembre 2016, non ho trovato dentro di me la forza di abbandonare il progetto a cui lui aveva dedicato tutta la sua vita. Così mi sono rimboccato le maniche per raccogliere il testimone che lui è stato costretto a lasciare e che ancor prima era stato portato da mio nonno, Nicola Numeroso, e da tutti gli uomini prima di lui che hanno difeso il nostro territorio.  

Ci parla del vitigno autoctono Asprinio e del suo metodo di coltivazione  

I Borboni e l’Asprinio, intervista a Nicola NumerosoL’Asprinio è un vitigno millenario. Probabilmente portato in Campania circa 2000 anni orsono dai romani in seguito ad un viaggio di conquista in Grecia. Queste piante d’uva a bacca bianca furono piantate a Tufo e ad Aversa. Nel corso dei secoli i diversi territori hanno portato alla differenziazione delle prime in Greco di Tufo e delle seconde in Asprinio di Aversa (data la notevole acidità dell’uva).

Il metodo di allevamento storico dell’Asprinio, la “vite maritata al pioppo” o “alberata aversana”, dove le piante hanno come tutori alberi vivi, non pali, e raggiungono altezze di 15 metri ed estensioni dell’apparato fogliare pari a 200 m², è stato un lascito degli etruschi, che erano soliti sviluppare le proprie coltivazioni in altezza per massimizzare la resa.
 Nel nostro territorio, lo sviluppo in altezza dei vitigni era necessario vista la considerevole frammentazione degli appezzamenti di terra tra piccoli agricoltori che in tal modo potevano ottenere più frutto ed inoltre sfruttare lo spazio tra i filari per le coltivazioni stagionali.

Fortunatamente negli anni ’80 la fillossera non ha attecchito, grazie al terreno sabbioso di origine vulcanica, quindi le nostre piante sono tutte a piede franco. Oggi gli impianti moderni, risalenti ai primi anni 70, raggiungono una più moderata altezza di 2,5 metri ed hanno permesso di migliorare la qualità dell’uva portando la resa da 200 kg a 2 kg per ceppo.

Un vendemmia certamente non facile, come si vive il momento

I Borboni e l’Asprinio, intervista a Nicola Numeroso
I Borboni, vigneto

Sicuramente una delle vendemmie più eroiche che l’uomo possa annoverare. Il lavoro dedicato a queste piante è difficile per svariate motivazioni: tutte le operazioni, dalla potatura alla raccolta, vengono effettuate su scale larghe 20 centimetri ed alte 18 metri; le scale vengono spostate tenendole in verticale e senza essere poggiate a terra, nonostante pesino 70-80 kg; i tempi necessari sia per la cura che per la raccolta sono almeno dieci volte superiori a quelli necessari per i vigneti moderni; i costi, di conseguenza, sono inevitabilmente maggiori, senza però riflettersi sul prezzo di vendita dell’uva che è lo stesso indipendentemente dalla forma di allevamento; la manualità e le conoscenze utili a tale lavoro si stanno perdendo perché venivano tramandate di padre in figlio ma oramai non c’è più ricambio generazionale, quindi è difficile trovare nuova manodopera.  

Dove avviene la vinificazione, l’affinamento 

Vinificazione ed affinamento avvengono nella nostra cantina situata nel centro storico del paese con grotte in tufo scavate a mano che raggiungono i 15 metri di profondità.

Quella che oggi è la nostra cantina in passato è stata la dimora della famiglia Numeroso e fu edificata durante la seconda metà del 1500, con le stesse pietre in tufo estratte dal sottosuolo. Soltanto nel 1996, grazie alla forte volontà di tutelare le antiche tradizioni che prevedevano la lavorazione delle uve di Asprinio nelle grotte tufacee del nostro territorio, mio padre e mio zio, Carlo e Carlo Numeroso, iniziarono i lavori di ristrutturazione che vennero portati a termine nel 1998. Da quella vendemmia di ventidue anni fa, i nostri vini maturano entro queste mura ricche di tradizione e storia tanto amate dalla mia famiglia.

La linea dei vini dell’azienda I Borboni  

La nostra produzione è incentrata principalmente sull’Asprinio di Aversa che lavoriamo in cinque versioni:

  • Spumante Metodo Classico, uscirà probabilmente alla fine di quest’anno e sostituirà il nostro Millesimato attualmente in commercio. 
  • Spumante Brut la cui prima produzione risale al 1983, è stato il primo spumante di Asprinio metodo Martinotti messo in commercio. 
  • Asprinio Frizzante. 
  • Vite Maritata, Asprinio fermo, prodotto per la prima volta nel 1983, assieme allo Spumante Brut rappresenta il nostro inizio. 
  • Santa Patena, Asprinio fermo da invecchiamento.Prodotto solo nelle migliori annate;
  • Ebro, Asprinio passito, ogni cinque anni. 
I Borboni e l’Asprinio, intervista a Nicola Numeroso
I Borboni, il Santa Patena.

Oltre alle varie tipologie di Asprinio lavoriamo ed imbottigliamo anche Coda di Volpe (altro vitigno sconosciuto ai più), Falanghina ed Aglianico.

 C’è un’etichetta a cui sente particolare legame  

Sicuramente il Santa Patena. Rappresenta un salto generazionale importante per il vitigno. Ha dimostrato che l’Asprinio non è soltanto un vino “di pronta beva” come sostenuto dai più in passato, ma di essere un bianco in grado di affrontare l’invecchiamento in bottiglia migliorandosi ed evolvendosi in struttura e complessità olfattiva. La lavorazione prevede un’estrazione sottovuoto al 50% del mosto fiore, inoculo e fermentazione, poi sosta in acciaio su fecce fini con batonnage ogni 20 giorni, un anno di affinamento in bottiglia.

 La sua visione per l’azienda I Borboni  

La mia visione futura della cantina, in accordo con quella di tutta la famiglia Numeroso, è quella di offrire una qualità man mano maggiore, senza cadere nell’aumento di produzione. Non abbiamo intenzione di superare le 100.000 bottiglie, numero oltre il quale crediamo che non si possa garantire la massima qualità possibile.   

Giungendo presso l’azienda I Borboni gli amanti del vino cosa trovano?  

Troveranno prima di tutto persone innamorate di un vitigno, di una storia, di un territorio. Troveranno viti leggendarie, di cui molti parlano ma che pochi hanno avuto l’occasione di vedere di persona. Troveranno una cantina costruita interamente a mano dagli stessi uomini che già secoli fa sfidavano il cielo con solo una scala a disposizione.

Insomma, scopriranno che la leggenda dell’Asprinio di Aversa è realtà. 

Dietro l’azienda I Borboni c’è una storia di salvaguardia di un vitigno autoctono l’Asprinio, e del suo territorio, un impegno che la famiglia Numeroso si tramanda da generazioni. Adesso è la volta di Nicola Numeroso che con passione e professionalità rilancia l’azienda con vini eleganti e di spiccata personalità capaci di stupire gli amanti del buon vino. ( www.iborboni.com  )

 

di Michele Luongo ©Riproduzione riservata
                  (19/02/2020)

 

 

 

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